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"Il coltello non era mio: l’ho trovato a terra"

Maxi rissa davanti al Miù di Marotta, il presunto aggressore del senegalese si è difeso davanti al giudice: "Le lame le avevano gli africani"


anno risposto per tre ore alle domande del giudice. E su questo non ci sono dubbi. Nessuno però dei quattro arrestati per la maxi rissa di Marotta, davanti alla discoteca Miù, si sente colpevole di averla voluta o provocata. Dice di avere la coscienza leggera anche il presunto accoltellatore, Franc Gjoni, 26 anni, albanese, cassintegrato, di Ancona, visto uscire dal locale con un coltello in mano alle 5.40 di domenica scorsa indossando una camicia sporca di sangue. Alla domanda del giudice sul perché avesse quel coltello in mano e che cosa ci avesse fatto, Gjoni (difeso dall’avvocato Michele Carluccio) ha risposto di averlo trovato per terra nella discoteca, come se fosse normale al giorno d’oggi imbattersi in una lama di 7 cm in una sala adibita al ballo. Ma poi, sul perché avesse colpito con un fendente Fallou Ndiaye, 26 anni, senegalese, residente a San Severino (Macerata) (sta meglio seppur in prognosi riservata), Gjoni alza le mani e svicola: "No, non era mio il coltello, le lame ce l’avevano gli africani e le volevano usare su di noi albanesi. Io nel parapiglia ho cercato solo di difendermi non di colpire". L’amico connazionale Markeljan Sojati sempre di 26 anni, di Ancona, accusato di aver partecipato alla rissa, si è difeso (con l’avvocato Gabriele Galeazzi di Ancona) dicendo di non essersi accorto dell’accoltellamento: "No, non c’ero proprio. Solo quando stavo andando via, ho visto che la macchina del mio amico Franc non c’era e cercavo qualcun altro per avere un passaggio. Poi vedo che Franc è inseguito da un gruppo di 40 persone africane, si chiude nella macchina dei carabinieri dove c’è un coltello. Mi inseguono e mi difendo anch’io prendendo il coltello per tenerli lontani, e mi abbraccio ad un carabiniere che mi salva chiudendomi nella macchina. Ma poi fuggo e ...


 
 
 

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